Uno dei primi cambiamenti mentali da fare quando si passa allo Smart Working è quello di lavorare per obiettivi e non più per orari ed essendo il telelavoro il primo passo verso lo Smart Working, anch'esso dovrebbe applicare lo stesso cambio di paradigma mentale.
Ma allora perché ti sto dicendo di "telecontrollare" il lavoratore?Vedi, una delle cose più difficili che esistono al mondo è il
cambiamento mentale, ho letto decine di libri a riguardo e quasi tutti concordano su una cosa...
Il cambiamento NON deve mai essere radicale ma fatto per gradi.A questo proposito ti consiglio di leggere questo libro
"Fattore 1%" di Luca MazzucchelliAnche questo cambiamento non fa eccezione. Il dipendente è abituato a lavorare secondo rigidi orari lavorativi, entra in ufficio ad un orario ben definito, fa pausa ad un orario ben definito e smette di lavorare ad un orario ben definito. Farlo lavorare da casa da un giorno ad un altro dicendogli:
da oggi non hai più orari ma obiettivi, per lui potrebbe essere un enorme scoglio da affrontare, si troverebbe spaesato, potrebbe avere un blocco mentale e non avrebbe i colleghi vicini a dargli una mano in caso di difficoltà.
Ecco perché (almeno inizialmente) dovrai si farlo lavorare da casa ma con gli stessi orari d'ufficio.
A questo punto mi domanderai:
Come faccio a sapere se fa davvero l'orario prestabilito?Ti dico subito che se decidi di farlo lavorare da casa dovrai per lo meno fidarti un po', altrimenti non passare al telelavoro.
Detto questo esistono alcuni strumenti tecnologici. Ad esempio, puoi
dotarlo dell'interno del centralino telefonico e vedere quando effettua il
login ed il
logout del suo interno e magari integrare il centralino con un
software di rilevazione presenza con
single sign-on (una sola autenticazione valida per più software), in modo da avere mensilmente tutto il report dettagliato dei suoi orari lavorativi.