Puoi fidarti veramente del tuo fornitore di servizi internet?

Un ex tecnico pentito ti svela cosa ti dicono e soprattutto cosa non ti dicono i venditori, pur di rifilarti un servizio inadeguato

Nell’arco della tua vita ti sarai sicuramente trovato ad aver bisogno di una connessione internet per poter lavorare, molto probabilmente anche più di una volta per tua sfortuna.

Quando si sceglie un nuovo fornitore di connessione internet (per correttezza non farò nomi) la prima scelta cade sempre sul provider più famoso, quello che detiene la maggior parte delle quote di mercato, si hai capito, quello a cui lo Stato ha regalato tutta l’infrastruttura di rete nazionale (ovviamente io non ho mai detto questa frase… ci siamo capiti).

Sono sicuro che anche tu hai avuto a che fare con questo provider. Ti svelo però che nonostante abbia ancora la quota maggiore del mercato, secondo i dati di AGCOM, da diversi anni perde costantemente in media il 2% delle quote ogni anno. Un motivo ci sarà.

Qui sotto puoi vedere un estratto dell’osservatorio annuale di AGCOM.

Alcuni hanno amici, parenti, persone fidate o qualche venditore che gli propone un provider “diverso” cioè wholesale, di questo strano animale ne parlerò approfonditamente in un prossimo articolo. Quello che forse non sai (e che omettono di dirti) è che funzionano con la stessa tecnologia che, ovviamente, non sarà molto differente dal precedente provider, se non per qualche inutile servizio supplementare o per il prezzo.

Nel caso poi questi provider siano impossibilitati a fornire il servizio, allora e solo allora parte la ricerca all’alternativa che nella maggior parte delle volte viene considerata temporanea in attesa che il provider più famoso prenda i finanziamenti dallo Stato esegua i lavori per evolvere l’infrastruttura di rete.

In qualsiasi caso puoi aver agito in soli due modi:

  • Ti sei affidato alla ricerca su internet
  • E’ venuto un venditore da te

Nel primo caso se non sei molto competente in materia, rischi di perderti in un mare di offerte molto allettanti che nel tempo si tramutano inesorabilmente in un bagno di sangue. Ed il sangue ovviamente è il tuo.

Nel secondo caso hai avuto a che fare con una o più persone in carne ed ossa e quando si tratta di business questa è sicuramente la scelta migliore. Ma preparati a correre perchè dietro la maschera, quel bravo ragazzo cela un leone affamato a caccia di una gazzella da gustarsi per cena.

E prova un po’ ad indovinare chi è la gazzella che ha preso di mira?

Esatto, proprio te e non ti mollerà tanto facilmente perché ha una fame tremenda, ma questo dovresti averlo capito dalla sua eccessiva salivazione che gli provoca quel rigo di bava che gli vedi scendere dall’angolo destro della bocca.

Ora dimmi, sei sicuro che il desiderio del leone sia che la gazzella viva a lungo?

Ti stanno bombardando la testa con questi 30 Mb, 100 Mb, 1 Gb!!!

I provider hanno perso oramai il senso della misura, fanno a gara l’uno contro l’altro a chi la spara più grossa.

Sono anche io consapevole che c’è sempre più richiesta di banda, soprattutto a causa dell’aumento del traffico video, ma le cifre sparate sono totalmente prive di significato, a maggior ragione in ambito business.Non solo, ma da “ex tecnico pentito” ti posso assicurare che non esiste nessun apparato in grado di poter erogare tali quantità di banda per tutti.

Mi spiego meglio, se ho una centralina che può gestire 1 Gb (1000 Mb), quante connessioni da 100 Mb può gestire? Tu dirai che il calcolo è semplicissimo 1000/100=10 connessioni. Sbagliato! Ricordati che le offerte che ti propongono sono “FINO A” quindi ci collegheranno 20, 30, 50, 100 utenti, più ne mettono e meglio è. Di conseguenza la velocità reale di ogni connessione diminuisce, fregandosene altamente di averti venduto una connessione da 1000 Mb. Questo ovviamente perché la banda non è garantita.

Da qui nascono tutti i tuoi problemi con la connessione internet.

  • Tu non riesci a scaricare la posta o ad usare perfettamente il tuo CRM
  • Loro insistono a dire che è tutto a posto

Ma i provider sono furbi, hanno escogitato alcuni trucchetti per far credere all’utente che navigheranno a quelle velocità.

Ora queste informazioni che sto per rivelarti può dartele anche un tecnico esperto (ma non capiresti una parola di quello che sta dicendo). Sicuramente non potrà dartele un commerciale perché non ne è a conoscenza, a meno che non sia “un ex tecnico pentito” come me.

Dimmi la verità, appena noti che c’è qualcosa che non va nella connessione qual è la prima cosa che fai?

Un bel test di banda e questo i provider lo sanno bene, tanto che uno dei trucchetti più famosi si chiama “burst“. Consiste nel riuscire a capire quando l’utente prova a fare il test di banda, a questo punto il provider mette tutte le priorità possibili all’utente che sta facendo il test per circa dieci/venti secondi. Risulterà così una velocità maggiore di quella reale.

Un’evoluzione del “burst” è il “traffic shaping” e consiste nel limitare la banda verso alcune destinazioni ben precise, ad esempio verso youtube, facebook o netflix che fanno grandi quantità di traffico oppure verso i peer to peer. Fare traffic shaping sui peer to peer nelle connessioni casalinghe sarebbe anche eticamente morale. Può creare però gravi danni se la connessione è business perché rischierebbe di limitare la banda sui collegamenti verso server esterni e quindi verso il cloud, sempre più utilizzato soprattutto dalle aziende. Tutto questo senza considerare eventuali problemi di infrastruttura come cavi rotti o usurati, centraline ed armadi fatiscenti e via dicendo. Adesso cominci a capire perché le connessioni denominate “banda ultra larga” non sono la panacea di tutti i mali come vogliono farci credere i grandi provider? Soprattutto per chi ci deve lavorare seriamente. Peggio ancora se sono a basso costo.

La regola di base quindi è:

Meno costa = Più limitazioni = Più problemi

Non può essere altrimenti.


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